Come navigare nell’incertezza?

Stiamo vivendo un momento davvero unico nel suo genere. Siamo costantemente messi alla prova. Ci troviamo in mezzo al mare, ad un vasto oceano, e non abbiamo molto a cui aggrapparci. Viviamo nella speranza di intravedere qualcosa che possa aiutarci, una nave amica, una terra su cui approdare.

Stiamo ponendo lo sguardo al di fuori di noi.

Facendo così corriamo un grosso pericolo. Stiamo rischiando di farci travolgere dalle onde perché non abbiamo la completa gestione della nave se rimaniamo concentrati su altro. Le onde saranno anche una sfida davvero spaventosa, ma spesso dimentichiamo che chi c’è al comando della nave siamo solo noi che siamo i primi responsabili a non doverlo lasciare questo timone, per la nostra salvezza.

Quello di “subire” questo isolamento sociale ci fa rischiare di ammalarci sul serio, ma non di Covid.

Vi chiedo: è davvero sufficiente il tanto conclamato “Andrà tutto bene” per poter gestire l’attuale complessità nel migliore dei modi?

Le onde non si placheranno anche se gli urliamo dietro questa magnifica frase.

Le onde continueranno a sbatterci di qua e di là.

La paura è una grande alleata, ma solo se la accogliamo e ne decifriamo il messaggio che vuole consegnarci. Se la mettiamo a tacere o se la portiamo all’esasperazione prenderà lei il possesso della nave.

Che alternative abbiamo? C’è qualcosa che possiamo fare per vivere in maniera consapevole senza rinunciare al nostro benessere, fisico e mentale, per “attraversare” questa situazione?

Se impariamo ad accogliere le nostre emozioni, accettarle, dargli un nome, confidarle ad altri, riusciremo ad avere accesso a nuove opportunità e vivremo il cambiamento come parte dell’evoluzione umana.

Viktor Frankl, filosofo austriaco, psichiatra e neurologo, visse gli orrori dell’olocausto.

Dopo l’esperienza vissuta nei campi di concentramento e dopo aver perso tutta la sua famiglia, vide chiaro il suo scopo: aiutare gli altri a trovare il senso e il significato della vita e a sciogliere il dolore emotivo. E lo ha fatto, aiutando altri prigionieri che vivevano in un luogo dove l’essere umano non era considerato tale.

Riuscì a farlo guardando dentro di sé, ascoltandosi e domandandosi cosa per lui fosse importante fare. In quel modo capì che i soldati avevano il potere di togliere tutto ai prigionieri, tranne la libertà del loro pensiero.

In questa sua frase trovo una grande verità.

“A un uomo si può togliere tutto,

tranne una cosa:

l’ultima delle libertà umane,

la possibilità di scegliere il proprio atteggiamento in ogni circostanza,

di scegliere il proprio modo.”